martedì 31 maggio 2011

Assignment 3

Oggi la conoscenza è disponibile ovunque e non si tratta solo di mera
informazione. Se si trattasse solo di questo sarebbe giusto una questione di
quantità come probabilmente si ritiene nell’opinione pubblica dove internet viene
assimilata ad un immenso repositorio di informazioni, privo di qualsiasi ordine,
nel quale non ci può essere nessuna speranza di estrarre il buono da un oceano
di mediocrità.
La grande novità invece è di natura qualitativa: mentre prima le masse potevano
fruire dell’informazione solo attraverso i media oggi le masse possono esprimersi.


difficile rendersi conto di cosa sia internet, difficile avere una visione realistica e globale di cosa comporti il  cyberspazio. e se non fosse solo una banca dati, se non fosse solo un modo per gestire un blog, un mezzo di lavoro, ma qualcosa di più, se fosse qualcosa che va al di là delle nostre competenze e delle nostre conocenze. non credo cambierebbe molto, credo che alla fine il nostro compito di studenti, di giovani, di persone, in primis, sia sfruttarlo nel modo giusto, come meglio crediamo: informarsi, sfogarsi, esprimersi, capire. cosa meglio di questo, quale ambrosia migliore per la vita, se non quella di riempirci, di svuotarci, di vomitare disagi, pensieri, illusioni, di ubriacarci di sogni e di mondo, che la maggior parte di noi non ha la possibilità di vedere, di sfiorare. informarsi, e pensare. semplice percorso essenziale ma a disposizione di pochi, fino a pochi anni fa. ora le cose stanno cambiando, ora la massa, quella massa descritta da Manzoni come accozzaglia, si sta esprimendo, si sta facendo sentire, facendo vedere che c'è, e che conta, in questo oceano di pensieri, in questo prato di idee. e ci sarà anche la spazzatura, e ci saranno gli scettici che vedono solo questa. ma d'altra parte in un prato ci sono piante velenose, ci sono insetti, ragni. e così ci saranno persone allergiche ai pollini, persone innamorate di simpaticissimi animaletti a sei zampe, o di una qualsiasi distesa di verde. si tratta di scegliere, secondo me, accettare il nuovo, il diverso, ciò che magari è utile ad altri anche solo per esprimersi. e trarre il meglio, cogliere il fiore da tenere per sé, e quello da regalare all'altro, stabilendo connessioni che sono come quelle della vita vera, che la completano.

immaginando

non so voi, ma a me fa pensare a una pioggia estiva, di quelle che ti bagnano il viso pronto per essere asciugato dal sole cocente poco dopo. e cosa c'è di meglio ora di una bella pioggerella estiva.

sabato 28 maggio 2011

mah

Io ho aspettato l'ispirazione per scrivere, ho aspettato che blogspot si aggiornasse e mi permettesse di entrare, e ora invece tabula rasa. e pensare che fino a pochi minuti fa avevo tutto bello in testa, pronto lì per essere messo nero su bianco, lettere su schermo. pensavo a boh, un casino, di quelli che se continui a pensarci senti che qualcosa più grande di te sta tentando di venir fuori e allora ti metti a pensare a una piuma che tanto è piccola e leggera e non ti fa male, non ti fa pensare. pensare a quando da piccolo bastava fare una gara con le chiocciole per divertirsi, ti mettevi li e mentre loro andavano raccoglievi i fiori per la mamma o catturavi le cavallette per far vedere al babbo quanto eri bravo. poi anche se la tua arrivava ultima potevi dire che non era giusto, che aveva barato, che non gli stavi simpatico, oppure te ne fregavi completamente perché tanto la bici era là che ti guardava. le cose importanti erano altre, bastava non far arrabbiare i genitori, non dovevi dimostrare nulla. eppure nemmeno ora devo dimostrare nulla, però i problemi me li faccio lo stesso. e allora ti rendi conto che qualcosa è cambiato, che devi mostrarti forte per gli altri, che a volte ti girano i coglioni così tanto che andare via sarebbe la cosa più facile, e invece rimani. non dico devi rimanere, non sarebbe giusto, semplicemente rimani, lo decidi te. ti ritrovi a parlare con te stesso, tipo doppia personalità, a cercare di capire, di capirti, ti ripeti quali sono le cose per cui vale la pena impegnarti, magari poi non le fai, ma le sai. e se le fai, meglio. studio, si, certo, è ciò che voglio fare, o almeno lo faccio per ciò che farò. gli amici, si, anche quelli. l'amore. e allora cosa cacchio è che non va. forse devo cambiare le coperte al letto, magari poi inizio a guardarmi intorno con un altro atteggiamento. sennò rischio di perdere le cose che già ho, amici, interessi, il mio pelouche preferito: mi dispiacerebbe dover rinunciare al mio pelouche preferito. ci sono: io vado. faccio. penso. e mi domando. e poi come va va, ma che mi posso fare certi problemi a diciannove anni? si. no invece. o forse si?